Arthur Rimbaus, da Una stagione all’inferno

 

Addio
Autunno già! - Ma perché rimpiangere un eterno sole, se siamo impegnati alla scoperta della chiarità divina, - lontano dalla gente che sulle stagioni muore.Autunno. La nostra barca alta nei vapori immobili si volge al porto della miseria, città enorme dal cielo macchiato di fuoco e di melma. Ah! le vesti marce, il pane intriso di pioggia, l'ebbrezza, i mille amori che mi hanno crocifisso! Non finirà mai, questa lamia regnante su milioni di anime e corpi morti e che saranno giudicati! Mi rivedo con la pelle rosicchiata dal fango e dalla peste, con i capelli e le ascelle pieni di vermi, e vermi ancora più grossi nel cuore, disteso fra sconosciuti senza età, senza sentimento... Così avrei potuto morire... Evocazione orrenda! Detesto la miseria.E temo l'inverno perché è la stagione del comfort!- A volte vedo nel cielo lidi sterminati, coperti da bianche nazioni giubilanti. Un gran vascello d'oro, alto su di me, sventola il pavese multicolore nella brezza del mattino. Ho creato tutte le feste, tutti i trionfi, tutti i drammi. Ho cercato d'inventare nuovi fiori, nuovi astri, carni nuove, lingue nuove. Ho creduto di poter acquisire poteri sovrannaturali. Ebbene! mi tocca sotterrare l'immaginazione e i ricordi! Bella gloria d'artista e di narratore andata in malora! Io! io che mi ero detto mago o angelo, dispensato da ogni morale, eccomi riportato al suolo, con un dovere da cercare, e la realtà rugosa da stringere! Bifolco! Sono ingannato? La carità sarebbe sorella della morte, per me? Insomma, chiederò scusa per essermi nutrito di menzogna. E andiamo. Ma neanche una mano amica! e dove attingere un soccorso?

Da Ce qu'on dit au Poète à propos de fleurs (Quel che si dice ai poeti a proposito dei fiori. A T. de Banville), agosto 1871:

[...]

Sempre quei vegetali Francesi,

burberi, tubercolotici, ridicoli,

su cui il ventre dei cani pechinesi

scivola in pace, all’ora dei crepuscoli;

 

sempre, dietro a disegni abietti

di Loto azzurro o di Elianti,

a stampe rosa, a sacri soggetti

per delle giovani comunicanti!

[…]

Dai tuoi neri Poemi, - Giocoliere!

Diottriche candide, verdi e vermiglie,

E fiori stravaganti scappin fuori

Unitamente a elettriche farfalle!

 

Ecco! è arrivato il Secolo d'inferno!

E i pali delle linee telegrafiche

Ornano - lira dal canto ferrigno,

Le tue magnifiche splendide spalle!

 

E soprattutto, rima una versione

Sopra la malattia delle patate!

 

Voilà ! c'est le Siècle d'enfer !

Et les poteaux télégraphiques

Vont orner, — lyre aux chants de fer,

Tes omoplates magnifiques!

 

Surtout, rime une version

Sur le mal des pommes de terre!

 

Il commento

C'est en 1925 seulement qu'un critique littéraire (Marcel Coulon) découvre dans une lettre adressée à Théodore de Banville le poème intitulé: Ce qu'on dit au Poète à propos de fleurs. L'envoi est signé sans ambiguïté par l'auteur, dont les initiales A.R. apparaissent à deux reprises, à la fin du poème et à la fin de la lettre. Mais l'expéditeur a fait précéder son monogramme du nom d'Alcide Bava, patronyme issu d'une famille peu recommandable (baver, bavasser...) dont la phonétique n'est pas sans rappeler celle du destinataire (BAVa / BAnVille) ! Rimbaud propose donc là un principe de lecture différent de celui qui prévaut dans la poésie lyrique où la voix entendue est assignée par convention au poète, auteur du texte. Dans ce poème, au contraire, il nous invite à considérer un personnage inventé comme celui qui parle dans le texte. Au lecteur de se demander quel type de relation entretient l'auteur réel avec cet auteur fictif : identité de vues ou opinions discordantes, et dans quelle mesure ? Ce qui ajoute à l'attrait proprement poétique le piment de la devinette.
Demandons aux poètes du nouveau, − idées et formes. Tous les habiles croiraient bientôt avoir satisfait à cette demande. − Ce n'est pas cela !A.R., Lettre à Demeny du 15 mai 1871.

  On a défini à juste titre ce poème comme une sorte d'Art poétique. Deux mouvements successifs peuvent y être distingués. Le premier, englobant les sections I, II, III, dresse un réquisitoire contre une poétique périmée. Le second, sections IV et V, expose la doctrine personnelle d'Alcide Bava.

Tutte le note al testo: CLICCA QUI.

Fiori, da Le illuminazioni

 

Da un gradino d'oro, - fra i cordoni di seta, le organze grige, i velluti verdi e i dischi di cristallo che anne- riscono come bronzo al sole, - vedo la digitale aprirsi come su un tappeto di filigrane d'argento, di occhi e di capelli.

Monete d'oro giallo sparse sull'agata, colonne di mogano che sostengono una cupola di smeraldi, mazzi di raso bianco e sottili verghe di rubino circondano la rosa d'acqua.

Simili a un dio dagli enormi occhi azzurri e dalle forme di neve, il mare e il cielo attirano alle terrazze di marmo la folla delle giovani e forti rose.